Tu sei qui: Notizie, LifestyleTra le colline dell'Angitola: ecco chi ha salvato lo "Zibibbo" dall'estinzione
Inserito da (admin), lunedì 22 aprile 2019 12:22:27
Chi lo vedeva aggirarsi di buon mattino tra le strade di Francavilla Angitola a bordo di un trattore, a fare la spola tra un piccolo garage in paese e i terreni di famiglia in contrada Ziopà, lo considerava poco meno di un marziano. Quel ventenne dai modi garbati, venuto dall'Abruzzo a coltivare le terre dei suoi avi e un sogno nel cassetto, era un'entità avulsa da quelle viuzze da cui solitamente i giovani scappano.
Giovanni Celeste Benvenuto quella strada l'ha percorsa a ritroso. Incrociando i passi di suo padre, originario di Pizzo e accasatosi in Abruzzo. Rispondendo all'irresistibile richiamo di quella terra fertile e luminosa che fu dei suoi avi. Mosso da una "pazza idea", attratto da una melodia ancestrale.
In quelle terre strette tra il lago Angitola e il Golfo di Sant'Eufemia aveva visto qualcosa di concreto. Un futuro in cui investire sudore e fatica.
A 18 anni capisce che i tempi sono maturi per il grande passo. Soppesando bene ogni scelta, studia e si forma. La laurea in Agraria gli fornisce le competenze teoriche e tecniche. Le sue convinzioni sul recupero dei vitigni autoctoni e sul potenziale del territorio gli indicano una via. La sua caparbietà e la sua forza di volontà fanno il resto. Giovanni prende in consegna i dieci ettari di terreno appartenuti al padre di suo padre, cinque dei quali vitati. Fonda un'azienda agricola. Investe tempo ed energie sul recupero dello zibibbo. Dà il suo contribuito affinché quel vitigno - prima negletto - ottenga il via libera alla vinificazione dalla Regione e che l'uva da cui trae sostanza divenga Presidio Slow Food. Nel 2014 nasce Cantine Benvenuto. Da lì a poco sarà la prima azienda a vinificare lo zibibbo. E la prima a proporlo in quattro versioni: secco, passito, in blend con la malvasia e in un'innovativa versione orange, la prima in Calabria. Nel suo carnet non solo zibibbo ma altre varietà rigorosamente autoctone: il calabrese (che qui si coltivava prima che i siciliani ne facessero un'icona col brand-name Nero d'Avola), il greco nero, il magliocco.
Oggi Giovanni, 35 anni, è a capo di un'azienda che produce sei etichette diverse - tutte rigorosamente bio - e tappa 30mila bottiglie l'anno, destinate soprattutto all'estero (Francia - si avete capito bene Francia -, Regno Unito, Stati Uniti) e al canale della ristorazione.
I suoi vini hanno nomi che richiamano gli elementi naturali (Mare, Terra, Cielo). Le sue bottiglie denotano ricercatezza e originalità. Etichette dipinte da colori cangianti. La sua cantina è un faro nel mare ancora troppo poco solcato della viticoltura calabrese, Il suo nome circola con sempre maggior frequenza nell'ambiente, suscita interesse di addetti ai lavori ed appassionati. Le guide più importanti, da Vitae a Veronelli, da Touring a Golosaria, additano Cantine Benvenuto a punto di riferimento. Realtà da tenere sott'occhio per prospettive e ambizioni.
Nell'ultimo Vinitaly il suo stand è meta di intenditori. Una struttura aziendale snella, una rete di distribuzione dinamica e una naturale inclinazione all'innovazione ne fanno un vero e proprio astro nascente. La sua storia, intrisa di poesia, chiude il cerchio.
Leggi l'articolo completo apparso il 16 aprile 2019 su il Vibonese a firma di Stefano Mandarano: https://www.ilvibonese.it/economia-e-lavoro-blog/15719-marziano-colline-angitola-cosi-salvato-zibibbo-estinzione
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